Lo scorso fine settimana si è svolto Tabula Rasa, festival di arti visive che seguiamo e supportiamo da anni come sponsor tecnico. Quest’anno abbiamo intervistato Giulio Vesprini, ideatore e direttore artistico del festival per andare insieme a lui in profondità “di uno spazio urbano spesso solo attraversato in superficie”.
Qui sotto troverete alcune foto per farvi vedere più da vicino il programma del festival stampato per Tabula Rasa.

Così come Arte Urbana, Architettura, Grafica, Editoria Indipendente, Autoproduzione, Fotografia, stampa d’arte e Illustrazione interagiscono tra loro nella formula festivaliera di Tabula Rasa, così le città sono connesse tramite una fitta rete di fili sociali, economici, politici e culturali che pongono la città stessa di fronte ad un quesito. Come alimentare questa iper-connessione senza distruggere le geografie urbane, come mantenere una contaminazione attiva senza distruggere l’identità? Questo il tema del festival Tabula Rasa 2023. Vuoi raccontarci in che modo lo avete affrontato con la programmazione?
Tabula Rasa è un festival interdisciplinare e nasce con l’obiettivo di divulgare le arti visive attraverso nuove narrazioni ruotando attorno l’Arte Urbana, l’Architettura, la Grafica, la Fotografia e l’Illustrazione; il suo focus rimane e rimarrà sempre la città a 360°. Il festival infatti prova ad offrire nuovi spunti per guardare e comprendere gli spazi urbani, ridisegnando la città come un grande “museo” diffuso dove spazio aperto e pubblico dialogano continuamente attraverso un’esplorazione urbana. In realtà Tabula Rasa è un progetto che si può riassumere come un’esperienza sensoriale continua, che vale molto di più del festival stesso. La programmazione infatti, sin dalla prima edizione, si basa sullo scambio di saperi, di lavori, di conoscenze per alimentare le sinapsi culturali della città. Tabula Rasa Festival è una stratificazione di eventi interconnessi tra loro, spesso definiti di nicchia, ma che in realtà vanno in profondità e costringono ad un ragionamento sul percepire uno spazio urbano spesso attraversato in superficie.
In realtà Tabula Rasa è un progetto che si può riassumere come un’esperienza sensoriale continua, che vale molto di più del festival stesso. La programmazione infatti, sin dalla prima edizione, si basa sullo scambio di saperi, di lavori, di conoscenze per alimentare le sinapsi culturali della città.
La mostra in programma ad esempio vede la collaborazione con AIAP e Torino Stratosferica, laboratorio collettivo che sperimenta il potere creativo dell’immaginazione urbana e l’impatto delle idee visionarie sulla città. “Utopian Hours” racconta infatti il tema del “fare città”: le idee, i progetti e i luoghi che stanno migliorando la vita nelle città del mondo. Quanto è importante questa tensione verso nuove visioni sull’evoluzione urbana? Come incide sulla vita di tutti i giorni?
È tutto, senza una spinta che faccia alzare continuamente l’asticella della conoscenza non potrà esserci evoluzione. Tabula Rasa stesso come festival guarda sempre più all’architettura. Avere con noi i ragazzi di Stratosferica è un orgoglio indescrivibile. Grazie al loro contribuito collaboriamo anche con AIAP per questa mostra che arriva in città dopo essere stata presentata a Torino. Sono temi a me cari, sono state le basi per la mia tesi magistrale; la mia idea di tensione è quella di spingere la ricerca verso il tatticismo urbano nelle aree più periferiche, architetture leggere ed interventi paesaggistici. Un accurato disegno del suolo con parchi tematici e un vero piano colore per la città così da rendere unico quel fazzoletto di storia a due passi dal porto. Abbiamo parlato anche di questo.


Il concept per la mostra si fonda sulla rappresentazione di una foresta urbana che diventa spazio espositivo ed è stata realizzata da Materie Unite utilizzando materiali in cartone riciclato e riciclabile al 100%. Così come il programma di Tabula Rasa festival è stampato da noi di Printaly su carta Favini AGRUMI, la nuova gamma ecologica di Favini realizzata con sottoprodotti di lavorazioni agro-industriali che sostituiscono fino al 15% della cellulosa proveniente da albero e la cui carbon footprint è ridotta del 20%. Questo è l’esempio del fatto che il cambiamento passa prima di tutto attraverso le nostre scelte. Anche quelle che sembrano meno importanti. Non credi?
Sì assolutamente, sono queste piccole azioni mirate che possono cambiare via via lo stato delle cose. Quando ho pensato a Tabula Rasa Festival, lo vedevo già nell’ottica di una sperimentazione pura a partire dai programmi stampanti che sono già di per sé un’opera d’arte. Oggi fanno a gara per prenderne uno ed avere la collezione completa. Ho pensato subito a FAVINI per il discorso carta FSC realizzata con sottoprodotti di lavorazioni agro-industriali e poi Materie Unite con cui collaboro da 3 anni e che sono diventanti un punto di riferimento per noi e non solo. Li ho conosciuti tempo fa a Torino e avevo promesso loro una stretta collaborazione per una di quelle mille idee che avevo in mente ed è cosi che tutte le mostre, e da questa edizione anche gli allestimenti esterni, saranno in cartone riciclato e riciclabile al 100%. Una bella scommessa che abbiamo vinto tutti collaborando a questa grande idea. Printaly rimane un must per Tabula Rasa; senza Lorenzo non avremmo mai potuto coprire una tiratura così e per noi è motivo di orgoglio essere all’interno della grande famiglia ternana che stampa le migliori iniziative italiane legate alle arti visive.

Lo spazio urbano di aggregazione dedicato ai giovani è il grande assente nelle politiche amministrative di moltissime città italiane. Come pensi si possa invertire questa marcia verso l’isolamento generazionale?Come riattivare l’ascolto verso i giovanissimi e il coinvolgimento nelle attività sociali e culturali?
Ti rispondo da architetto, porto sempre l’esempio di Bilbao come città di riferimento. Bilbao, con l’impegno costante della politica locale, degli abitanti e dei professionisti specializzati, ha ridato dignità negli anni ad una città apparentemente vuota. Da luogo industriale e semi turistico, a città moderna, culturalmente sana. Come? Praticando azioni mirate, volte a rigenerare l’ambiente e la socialità attraverso la cultura. Investire molto sulla cultura significa aprire nuove finestre economiche, culturali e soprattuto dare spazio ai tanti giovani che non hanno voce. In questo Tabula Rasa si sta differenziando concretamente perché tocchiamo con mano la felicità dei ragazzi che per tre giorni respirano un’aria da grande città. Chiaramente non basta, ma è un buon inizio.
Il festival è una stratificazione di eventi interconnessi tra loro, spesso definiti di nicchia, ma che in realtà vanno in profondità e costringono ad un ragionamento sul percepire uno spazio urbano spesso attraversato in superficie
In quanto direttore artistico di Tabula Rasa e anche di Vedo a Colori la tua attività di divulgazione delle arti visive ha contribuito a cambiare il paesaggio urbano di Civitanova Marche. In tutti questi anni hai notato un cambiamento anche da un punto di vista culturale e sociale?
Vedo a Colori, oggi riconosciuto come Museo d’Arte Urbana, nasce nel 2009 in un contesto cittadino completamente diverso. Siamo partiti dall’area portuale, che rimane oggi il cuore pulsante di tutto il lavoro, ma negli ultimi anni ci siamo spostati verso le scuole, vero contenitore di culture, sottopassi, parchi ricreativi, cambiando inevitabilmente la percezione della città. Civitanova Marche ha un grande potenziale di crescita ed io con questi progetti cerco di andare in profondità del tessuto urbano locale. Ci sono zone che se pensate in maniera organica possono portate la città a dialogare con i grandi centri europei. Il mio interesse guarda ai molti spazi in disuso e al loro riuso creativo. Spazi che hanno un potenziale altissimo e che sono occasioni preziose per ripensare la città senza la necessità di costruire. Ed è qui che nasce Tabula Rasa Festival, che definisco un Hub teorico dove all’interno si parla anche di Arte Urbana in relazione all’architettura. Il festival infatti si inserisce in uno spazio centralissimo della città ma dal potenziale inesploso. Tabula Rasa anche se giovane sfrutta tutto il know-how di Vedo a Colori ma ci costringe all’ascolto, al confronto tematico sugli aspetti del vivere la tua città, che è già di per se un cambiamento importante.